sabato 28 ottobre 2017

28 ottobre 2017 - Verona allo specchio - Camera di Commercio

(estratto del Rapporto 2016 pubblicato dall'Osservatorio Civico Legalità Verona)

Presentazione Osservatorio

Sempre più evidente in questi anni si è fatta la presenza della criminalità organizzata nel Veronese e sempre più frequenti si sono fatti i richiami a tenere alta l'attenzione da parte della Prefettura, della Procura, dell'Antimafia e di alcuni esponenti politici. Le notizie che giungono tuttavia ai cittadini sono frammentarie e disperse nella labile memoria della episodica cronaca quotidiana. I cittadini, insomma, perdono facilmente il filo del racconto e per loro è pressoché impossibile fare sintesi. Per questo, dopo aver appreso alcuni ferri del mestiere dalle parole di esperti quali Caselli, Vannucci, Ciconte, Pieppaolo Romani,  Zorzetta, Belloni alcuni semplici cittadini, hanno deciso di procedere a una sistematica raccolta quotidiana delle notizie che appaiono sia sui quotidiani cartacei locali che sui siti on line (più o meno un centinaio)
L’Osservatorio civico legalità Verona è nato nel 2013 
Per noi osservare significa custodire con cura il nostro territorio e promuovere regole che aiutino il bene comune. Essere cittadini che osservano criticamente la realtà della nostra città e provincia, cittadini vigilanti e non sospettosi.
Nella lettera di intenzioni del 2013 si legge “... anche in un territorio come quello veronese, si deve prestare attenzione a quanto accade, sforzandoci di mantenere alta la guardia attraverso, innanzitutto, la raccolta e lo studio di dati e di informazioni. La conoscenza, infatti, è il primo strumento di prevenzione e di contrasto all’infiltrazione del crimine organizzato in un territorio”. 
Tra le azioni previste, l’istituzione di un Osservatorio che si occupi della raccolta di dati e documenti; che predisponga una rassegna stampa mensile e che rediga un rapporto annuale.

In questi anni abbiamo pubblicato due Rapporti annuali, quello del 2015 e quello del 2016. Entrambi hanno comportato una notevole mole di lavoro perché abbiamo dovuto affinare la metodologia di rilevazione più volte. 
Le fonti di informazione sono state i quotidiani cartacei veronesi (L’Arena e il Corriere di Verona) e numerosi quotidiani on line (circa un centinaio).
Gli articoli che abbiamo preso in considerazione sono stati sono stati:


I dati illustrati nei grafici evidenziano come il tema delle droghe e quello degli incendi siano stati quelli più rilevanti trattati dalle cronache locali. Rispettivamente n. 169 articoli pari al 32,7% del totale e  n. 157 articoli pari al 30,4 % del totale.  In pratica, un articolo su tre ha avuto per oggetto questi due fenomeni. 
Complessivamente, come riportato nella tabella nel corso del 2016 sono stati raccolti 517 articoli, che possono essere suddivisi in due principali categorie:  487 articoli di cronaca (94%) e 30 (6%) editoriali/commenti. 
Il gruppo di lavoro ha consultato alcuni rapporti e relazioni istituzionali, come ad esempio quelli della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, della Direzione Investigativa Antimafia, della Direzione Centrale Servizi Antidroga insieme ad interrogazioni parlamentari e a documenti stilati da altre associazioni ed enti.

Mafie

Nel corso del 2016, diversi rappresentanti istituzionali, a partire dal Prefetto, hanno più volte ammonito sulla necessità di non sottovalutare tutta una serie di situazioni che denotano la possibile presenza di gruppi criminali organizzati, anche di stampo mafioso, sia italiani che stranieri, sul territorio veronese. 
Gli articoli raccolti lo scorso anno sulla tematica sono stati meno numerosi del 2015: 102 contro 114. Questo dato colpisce, soprattutto se messo in relazione ai continui segnali di allarme lanciati da autorità, forze di polizia, parlamentari ed associazioni.

Il dato numerico di maggior impatto perché da solo ci offre un quadro preoccupante e indiscutibile in merito alle silenziose infiltrazioni della mafia nella nostra provincia si riferisce alla quantità di interdittive antimafia emesse dalla Prefettura: sono state ben 12 quelle adottate dal Dr. Mulas fino ad oggi in soli due anni.
I provvedimenti hanno riguardato aziende operanti nel settore edile, dei trasporti, del commercio e del turismo. Il Prefetto ha dichiarato: “Voglio sottolineare che l’infiltrazione o l’insediamento della criminalità organizzata nel Veronese non deve essere vissuta come un fenomeno di cui è meglio non parlare, perché la denuncia di minacce ricevute, di estorsioni, la richiesta di fatturazioni fasulle consentono alle forze di polizia di contrastare in maniera più efficace una delinquenza che prolifera nell’omertà e nel silenzio dei più”.


La Relazione Direzione Nazionale Antimafia (DNA) 2017 ricorda la presenza nella provincia veronese di esponenti del clan Grande Aracri di Cutro, già oggetto di attenzione investigativa da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna (Inchiesta Aemilia). 

Nella Relazione  "La criminalità organizzata in Veneto" presentata dall’On. Alessandro Naccarato al Forum sicurezza del Partito Democratico nell’ottobre 2016, si legge “In provincia di Verona si evidenzia il radicamento di gruppi mafiosi attirati dagli investimenti nell’edilizia e interessati all’usura, al riciclaggio e ai reati contro la pubblica amministrazione. Sono presenti imprenditori di origine calabrese, attivi nell’edilizia, nei trasporti, e nel turismo della zona del Garda, legati alla ‘ndrangheta con ramificazioni nelle province di Parma, Modena, Cremona, Mantova e Reggio Emilia.” La relazione di Naccarato riferisce che Verona, assieme a Belluno e Venezia, è la città veneta con maggior quota dei bonifici verso Paesi a fiscalità privilegiata su bonifici verso l'estero.

Nel Rapporto 2016 abbiamo inserito un nuovo elemento di osservazione: le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette di riciclaggio che gli istituti di credito e finanziari trasmettono alla Banca d’Italia che sono quasi quintuplicate in pochi anni  In Veneto erano 1.244 nel 2009, sono diventate oltre 5 mila nel 2014 e nel primo semestre dello scorso anno erano già state raccolte oltre 3 mila segnalazioni. In pratica dal Veneto arrivano quasi un decimo delle segnalazioni di tutto il Paese. Le province più interessate sono quelle in cui il fenomeno mafioso appare avere maggiori infiltrazioni: Verona e Padova. 


Nel Rapporto Agromafie 2016 si evidenzia come Verona si trovi al terzo posto nella lista delle principali città in cui si misura la presenza della criminalità che investe l’agroalimentare: Verona è il primo punto di arrivo dal Brennero di molti prodotti: lì è forte, ad esempio, il business della falsificazione dei salumi e dei formaggi. Dice Roberto Moncalvo (presidente nazionale della Coldiretti ): «Il nuovo business sta nell’importazione di prodotti di bassa qualità dall’estero, che magicamente diventano italiani per falsificazione ed adulterazione. Questi prodotti oggi possono andare nei mercati di tutto il mondo, danneggiando il made in Italy non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista dell’immagine».

Infine una notizia positiva. Il 5 luglio 2017 grazie alla collaborazione tra Prefettura di Verona, Ance Verona e Cassa Edile è stato firmato un protocollo d’intesa che prevede la realizzazione di una struttura di supporto: la Task Force "White List" contro le infiltrazioni mafiose in edilizia per combattere le ingerenze della criminalità organizzata. Le White List sono l'elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa, operanti nei settori maggiormente a rischio, l’iscrizione è volontaria

Recentemente da parte di alcuni esponenti politici si è sottolineato come sia necessario che anche  Verona “veda la presenza costante della Dia (Direzione investigativa antimafia) e si organizzi per contrastare questo tipo di fenomeni"


Droghe

Come possiamo vedere dalla relazione annuale della Direzione Centrale per i Sevizi Antidroga del Ministero dell’Interno 2016, il Veneto non si situa tra le regioni con il maggior traffico di droga. Eppure, raccogliendo gli articoli della Rassegna stampa 2016, non si può che constatare che il traffico è florido; che in un anno i piccoli spacciatori sono stati un centinaio, magari qualcuno arrestato più di una volta; forse qualcun altro è sfuggito alla nostra raccolta, ma comunque sono tanti. 
Il nostro rapporto fa emergere anche quelle operazioni che sono state condotte fuori dai nostri confini, in special modo in Lombardia, Emilia Romagna e Marche, e che spesso riguardano carichi importanti. Ad esempio furgoni e camion fermati a Milano o in A4 con decine di chili di hashish, gommoni che portavano sulle coste di Fano 2 tonnellate di marijuana in sacchi su cui erano scritte le destinazioni, tra cui Verona;
oppure quelle che le altre regioni hanno condotto contro cittadini residenti a Verona ma che si rifornivano altrove (ad esempio a Milano). 
Nel 2016 nella nostra regione, la provincia di Verona non è quella con il maggior numero di operazioni antidroga, ma è quella con il maggior quantitativo sequestrato: 628,82 kg corrispondenti al 39% circa del totale, seguita a stretto giro da Venezia con 612 kg, corrispondente al 38% circa.  Il numero di operazioni antidroga è pari a 207 (terza provincia del Veneto dopo Padova e Venezia). 



Sempre nel 2016, dalla DSCA la marijuana  è stata data in aumento, mentre risultano in calo le altre droghe e questo in linea con quanto è emerso dagli articoli (ciò non significa che eroina, cocaina e hashish non continuino a circolare ampiamente).
Verona è stata anche la seconda provincia per sequestri di piante di marijuana, 2608 : quest’ultimo dato sicuramente tiene conto dei due grandi ritrovamenti effettuati nel basso veronese, uno a Boschi Sant’Anna, dove gli articoli parlano di 860 kg di piante e uno tra Villa Bartolomea e Castagnaro dove le piante sequestrate sarebbero state secondo l’articolo circa 3000. Un dato totalmente diverso da quello riportato dalla Relazione della DCSA, probabilmente legato al momento del sequestro e quindi approssimativo, ma in ogni caso si tratta di quantità elevate.  Come si può constatare, la zona interessata è limitrofa alla provincia di Rovigo, che risulta prima come numero di piante sequestrate. Nel 2017 abbiamo visto la necessità di creare una cartella apposita, per cui contiamo, fino a luglio, già 9 articoli.
La gran parte del traffico di stupefacenti in Veneto sembra essere gestita in buona parte dalla criminalità organizzata straniera in particolare albanese, magrebina e nigeriana. Anche la Relazione della DCSA conferma questo dato che si può riscontrare nel paragrafo dedicato al numero di persone segnalate all’autorità giudiziaria per reati di droga.
Sul collegamento con la mafia italiana possiamo fare solo supposizioni su un unico caso, laddove si dice “pluripregiudicato di origini calabresi che riforniva professionisti del settore, come deducibile dalla caratura criminale dell’arrestato che, imperturbabile, non ha proferito parola né giustificazione al momento dell’arresto”. 
Dalle informazioni che si possono ricavare dalla Relazione 2016 della Direzione Centrale per i Sevizi Antidroga del Ministero dell’Interno, tuttavia, c’è un coinvolgimento in operazioni antidroga di cittadini italiani maggiore rispetto agli stranieri (persone segnalate alle autorità giudiziarie a livello nazionale n. 20.369 italiani contro 12.623 stranieri; a livello regionale n. 625 italiani contro 1.023 stranieri). Questo dato induce a pensare che il traffico di stupefacenti sia per la maggior parte gestito dalla mafia italiana, anche se di per sé non emerge dalla cronaca locale. Nel 2017 abbiamo già avuto riscontri in proposito.


Incendi

Dopo  il 4° incendio in un mese a Cologna Veneta (casa del dolce, auto del pizzaiolo, hotel La Torre, S. Sebastiano, con 300 q.li di paglia andati a fuoco) l’Arena ipotizza una correlazione tra loro e titola: “Quattro roghi in un mese, la paura sale”. Ed è sempre l’Arena a segnalare la stranezza di 6 automobili date alla fiamme in due giorni.
Ma la rilevanza maggiore, che è stata data anche dalla stampa nazionale, va agli incendi dei TIR dell’Alfa Trasporti, 5 in ottobre e 21 a dicembre. 
Oltre alla cronaca, hanno avuto ampio spazio le dichiarazioni del dott. Mulas - Prefetto di Verona, dei parlamentari D’Arienzo e Naccarato (quest’ultimo membro della commissione parlamentare antimafia), del M5Stelle, dei Vigili del Fuoco, dei sindacalisti della Cgil, nonché di Pierpaolo Romani, coordinatore di Avviso Pubblico, il quale nei due commenti sul Corriere del Veneto, poneva l’accento sui reati sentinella, come possono essere ascritti gli incendi.
E negli articoli del 24 ottobre e dell'11 novembre 2016, il Mattino di PD titola “racket dei rifiuti” ipotizzando  una correlazione tra il trasposto e lo smaltimento dei rifiuti ed i roghi dei Tir. Pare infatti che in due anni si sia arrivati, in Veneto, a ben 23 incendi di questa tipologia.
Ma non sono da meno altre tipologie, ed è per questo che abbiamo pensato ad una tabella che illustri le zone, gli orari e le varie tipologie. E qui ci preoccupa un dato: su 73 incendi, ben 35 interessano attività produttive o similari e di queste il 43% si trova in pianura, nella cosidetta Bassa. 







Rifiuti

“La discarica alla Stabila smaltisce pure l'inchiesta”.  “La prescrizione ha impedito al pm Ardito di proseguire l'indagine che aveva individuato presunte responsabilità anche in Comune”
E' un articolo di G. Chavan dell'8 ottobre di  quest'anno relativo a un presunto smaltimento irregolare di rifiuti nell'area di compresa tra le vie Casona, Crosarona, Valmanara e Caucchia a Ronco. 
La prescrizione riprova quanto dichiarato in audizione, alla Commissione parlamentare antimafia (Relazione del giugno 2016, pag.225) dalla dott.ssa Ardito (sostituto procuratore di Verona) che aveva messo in evidenza …La Commissione di inchiesta condivide e fa proprio il giudizio espresso dal sostituto procuratore della Repubblica in Verona, dottoressa Valeria Ardito, secondo cui appare comprensibile,  anche se assolutamente non giustificabile, la scelta caratterizzata dal puro profitto, perseguita dal titolare di una impresa il quale, posto davanti al bivio di smaltire regolarmente dei rifiuti con grosse spese, ovvero di affrontare il rischio di un procedimento penale che si conclude con 2.600 euro, scelga quest’ultima soluzione che, quando va male (perché viene scoperto), gli consente comunque un significativo risparmio di spesa Ancora, la dottoressa Ardito ha riferito di altre indagini che hanno investito gli impianti della provincia di Verona, indagini purtroppo tutte abortite. In tal senso, un’operazione piuttosto importante è stata promossa nei confronti dell’azienda Agriflor, che gestiva un impianto di compostaggio per il recupero di rifiuti di fanghi di depurazione, fanghi recuperati e poi destinati a uso agricolo di compostaggio. Sussisteva un problema di contaminazione ed era stato ipotizzato l’articolo 260, cioè, il traffico di rifiuti, con la conseguenza che il processo era finito a Venezia, laddove la procura distrettuale veneta, dopo un’ulteriore perizia, ha chiesto e ottenuto l’archiviazione della notizia di reato.  
Si tratta di termini che vengono prolungati di un anno, arrivando così a cinque anni (articolo 161 del codice penale), nel caso cui vi sia interruzione della prescrizione, a seguito di richiesta di rinvio a giudizio dei responsabili. In conclusione, il termine normale di prescrizione di anni quattro appare, senza meno, molto breve sia in considerazione del fatto che spesso arrivano notizie di reato già vecchie almeno di un anno o due, sicché è sufficiente il tempo di una perizia perché si raggiunga il termine di quattro anni, sia perché i processi per reati ambientali sono complessi e i relativi tempi di celebrazione sono lunghi, come si è visto in concreto a proposito della sentenza del tribunale di Verona nel processo a carico dei responsabili della discarica Ca’ Filissine di Pescantina, dal momento che, nel corso del dibattimento di primo grado, vengono normalmente disposte perizie, vengono sentiti i periti, i consulenti di parte, i testimoni, e via dicendo. All’evidenza, si tratta di tempi processuali, che sono del tutto incompatibili con la brevità dei tempi di prescrizione di tali reati ed è quasi fisiologico (in senso negativo) che, dopo la sentenza di primo grado, non si arrivi quasi mai a sentenze definitive, salvo il fatto che vi siano sentenze di assoluzione. L’amara conclusione è che, se l’ufficio della procura della Repubblica è “bravo”, nel senso che è “veloce” - tenuto conto dei tempi di celebrazione del processo - si perviene a una sentenza di primo grado, ma che, comunque, i reati contravvenzionali sono destinati a  prescriversi in grado di appello.

Infine, segnaliamo il grave problema  dell’inquinamento delle acque da PFAS che preoccupa seriamente la popolazione della zona interessata. Il “Coordinamento acqua libera dai PFAS” dichiara in diversi  comunicati che molte sono le responsabilità di enti pubblici preposti al controllo e alla gestione delle acque. ….  “Nell’esposto/denunzia per il reato di disastro innominato, inviato dal “Coordinamento acqua libera dai PFAS” si legge che l’ARPA Veneto (dipartimento provinciale di Vicenza), con nota prot. 0075059/X.00.00, in data 11 luglio 2013, dopo aver effettuato i campionamenti allo scarico del collettore fognario A.Ri.C.A., con sede ad Arzignano, concludeva in modo inequivocabile che “l’incidenza della contaminazione provocata sul corso d’acqua Fratta-Gorzone a Cologna Veneta è prevalentemente dovuta alla rilevante presenza di sostanze perfluoro-alchiliche nello scarico industriale della ditta Miteni spa, allacciata all’impianto di depurazione di Trissino, che contribuisce per il 96,989 per cento all’apporto totale di PFAS scaricati nel Fratta-Gorzone” 

Miglioramenti possibili

L'Osservatorio ha bisogno di andare oltre la lettura degli articoli di cronaca.
Un primo problema, infatti, è dato dalla necessità di approfondire la notizia, spesso data sui quotidiani in modo frammentario ed episodico. Si registrano con una certa frequenza i commenti, ma rari sono gli editoriali. Praticamente assenti le inchieste. Una fonte diversa è stata costituita, come si è detto, dalle relazioni istituzionali Una nuova fonte potranno essere i libri. Ma un aiuto ancora più prezioso ci potrebbe arrivare dal supporto di chi conosce le problematiche in modo più approfondito e ritiene che anche una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini possa essere utile ad arginare i fenomeni criminosi.

Un appello, infine, ai volonterosi: abbiamo bisogno di “braccia” perché la vigna dell'Osservatorio chiede un costante lavoro che deve essere ripartito fra più persone. Vi aspettiamo. Contattateci a osservatoriocivicolegalitavr@gmail.com


Verona 28 ottobre 2017